SUP in inverno: la muta stagna

Le mute stagne (drysuit) sono un argomento controverso, osteggiate da chi non le conosce e incomprese da chi vive al caldo. Oggi vediamo perché sono tanto amate da chi le utilizza.

La muta stagna da SUP è una drysuit da superficie, ideale per il cruising, l’allenamento e le gare con clima rigido. Per il SUP wave rimane preferibile la muta umida.

Per chi pagaia tutto l’anno, con temperature gelide, con acqua molto fredda, nebbia ecc la muta stagna è la scelta giusta.

Per prima cosa sgombriamo il campo dai dubbi: le mute stagne da SUP non hanno nulla a che vedere con quelle da SUB: sono più leggere, morbide e senza valvole. L’unico punto di connessione con alcune stagne da immersione è la costruzione in tessuto impermeabile trilaminato ma con peso e composizione dei tessuti differenti.

Perché utilizzare una muta stagna? Parafrasando una vecchia pubblicità perché anche bagnati restano asciutti.

In questo articolo abbiamo evidenziato un concetto importante: Le mute umide sono fatte per fare sport in acqua, non fuori dall’acqua. Non possiamo indossare una muta troppo spessa durante una attività aerobica intensa perché non traspira e dopo pochi minuti di comfort ci troviamo fradici di sudore con un elevato disagio fisico.

Il tessuto della muta stagna risolve il problema traspirazione.

La sensazione è quella di indossare una tuta più che una muta. In analogia al tessuto con cui sono costruite le giacche a vento le mute stagne sono impermeabili, traspiranti e proteggono dall’aria; gli unici punti in lattice o neoprene sono collo, polsini e caviglie.

Fin dove si può pagaiare con una muta stagna? Ovunque finché l’acqua non ghiaccia. La protezione termica dipende da cosa si indossa sotto la muta: l’abbigliamento invernale da running va benissimo.

Il peso e lo spessore del tessuto con cui è costruita la stagna determinano la sua temperatura di comfort.

Vi faccio un esempio pratico utilizzando le mie due mute stagne che sono quasi i due estremi possibili tra le drysuit da SUP:
SUPSKIN DYNAMIC
NONSOLOMUTE WINDCATCHER

La Dynamic è pensata per allenamento in acque calme e gare, ottima per attività aerobica intensa. È elasticizzata, leggera (meno di 1kg), aderente, molto morbida. L’abbigliamento sotto la Dynamic deve essere attillato. Premesso che la percezione del freddo è strettamente individuale, per me la temperatura di comfort per l’allenamento è sotto il 10ºC, rimane tollerabile nel cruising a bassa intensità fino a 15ºC. La cerniera frontale si chiude verticale sul collo e permette di aprirlo per aumentare lo scambio d’aria. Il colletto fa tenuta stagna per sovrapposizione dei lembi di neoprene, tiene bene con una caduta in acque calme, non è una muta da indossare quando si cerca la massima tenuta stagna in acqua mossa (sì con mare calmo e poco mosso, no in un torrente). Ho usato la Dynamic nell’ultima GlaGla Race con temperature in partenza molto basse, con doppia maglia termica e pantalone spesso da running è risultata comodissima.

Muta Supskin Dynamic


La Windcatcher è un prodotto italiano che nasce come muta da windsurf, vela ecc in ambiente molto freddo. Il tessuto è più pesante della Dynamic (Cordura 330), molto robusto, taglio ampio ma più ingombrante che permette di indossare abbigliamento pesante. Per l’allenamento ad elevata intensità la sua temperatura comfort è 5ºC, tollerabile a 10ºC. Ho navigato durante abbondanti nevicate e in laghi alpini con temperature ampiamente sotto lo zero. Ho usato la Windcatcher nelle prime due GlaGla Race a cui ho partecipato e non ho avuto il minimo freddo, ingombra più della Dynamic ma il taglio comodo fa pagaiare senza problemi.
L’ingresso è da cerniera posteriore e il collo è una guarnizione integrale di neoprene, non si può allargare se fa caldo, ma ha una ottima tenuta. Ho usato la stessa muta in versione “da lavoro” in ambiente alluvionale: la tenuta è stata perfetta come la robustezza.

Nonsolomute Windcatcher

Mute analoghe alla Dynamic per concetto costruttivo sono le Standout Supwear Fjord e Team, simili alla Windcatcher sono la Crewsaver Atacama e la Palm Rogen, ma marchi e modelli sono molti e hanno grande diffusione soprattutto nel nord Europa (sul magazine online SUPboarder ad esempio è appena uscito un video comparativo tra stagna monopezzo e stagna in due pezzi).

Neve e ghiaccio non sono un problema

Approfondendo la costruzione delle stagne: le mute con colletto apribile hanno la cerniera anteriore verticale, mentre sulle mute con colletto chiuso ci sono varie soluzioni per vestire la muta: cerniera anteriore trasversale (Palm Rogen) , posteriore alta (Nonsolomute Windcatcher) o posteriore bassa (Standout Bora).

Il colletto è praticamente sempre in neoprene, polsini e caviglie sono in neoprene durevole e robusto, oppure in lattice più morbido e sottile ma delicato.
Ultimo dettaglio: alcune mute più protettive hanno dei calzari integrati in tessuto, lattice o neoprene che permettono di vestire la muta con le calze ma obbligano ad utilizzare calzari di taglia adeguata oppure calzature in neoprene da vela o scarponcini da canyoning. Si guadagna molto in termicità ma si perde sensibilità sulla tavola.

Veniamo alle dolenti note: il prezzo di una muta stagna è circa 500-600 euro, un investimento importante giustificato dall’utilizzo continuativo del SUP in inverno. Si trovano però alcuni modelli delle collezioni precedenti pur sempre validi a prezzi inferiori (300-400 euro), analoghi a quelli di una muta umida invernale da surf di ottima qualità.

Preparativi di Dogsup invernale

Ultima nota importante: le mute stagne non danno galleggiabilità come quelle umide quindi non potete demandare alla muta il supplemento di gallegiabilità che assicura il neoprene. Indossare un aiuto al galleggiamento anche quando non è strettamente obbligatorio per legge è un comportamento furbo e prudente, considerato che i PFD autogonfiabili a marsupio non danno alcun fastidio.

Attrezzatura per dogsup invernale

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